Cos’è la Presbiopia?

La parola presbiopia deriva dal greco prèsbys (1), che significa “vecchio”, e consiste nella diminuita capacità di vedere oggetti vicini. La presbiopia insorge intorno ai 45 anni (2), motivo per cui, vista l’aspettativa di vita decisamente più corta rispetto ai giorni nostri, gli antichi greci la collegavano all’anzianità.

Per comprendere meglio perché la presbiopia si manifesta, dobbiamo innanzitutto conoscere una parte fondamentale dell’anatomia e della fisiologia dell’occhio umano: il cristallino.

Il cristallino è una lente elastica in grado di variare il proprio raggio di curvatura e, di conseguenza, il proprio potere, esattamente con lo stesso effetto dell’obbiettivo di una macchina fotografica: più l’oggetto è vicino, più si deve aumentare il potere della lente per metterlo a fuoco.

Il cristallino si colloca all’interno del bulbo oculare ed è in grado di modificarsi grazie all’azione del muscolo ciliare, cioè un muscolo circolare che si sviluppa lungo tutta la sezione del bulbo oculare ed è connesso al cristallino attraverso le fibre zonulari. Quando osserviamo un oggetto lontano, il muscolo ciliare si rilassa e la tensione delle fibre zonulari aumenta, in questo modo il cristallino viene stirato, assumendo una forma appiattita e ovale; al contrario, quando osserviamo un oggetto vicino, il muscolo ciliare si contrae e la tensione delle fibre zonulari si rilascia, in questo modo il cristallino assume una forma più sferica aumentando così il proprio raggio di curvatura e, quindi, il proprio potere. (3) Questo processo prende il nome di accomodazione, attività che permette all’occhio di mettere a fuoco oggetti posti a distanze diverse.

Con l’avanzare dell’età il cristallino si indurisce e perde di elasticità, inducendo quindi la presbiopia. L’indurimento del cristallino è dato dal fatto che, non potendo espellere le proprie cellule morte, le comprime verso il centro (nucleo), aumentando la propria massa. (2)

La capacità di accomodare prende il nome più tecnico di ampiezza accomodativa e si misura con il metodo di Donders: si considera una tabella di lettere posta leggermente sotto la linea degli occhi e la si avvicina al soggetto, il quale dovrà leggere le lettere fino a quando non gli appariranno annebbiate. L’inverso della distanza tra la tabella di lettere e il soggetto, espressa in metri, si definisce ampiezza accomodativa. (4) La distanza espressa in centimetri invece si definisce punto prossimo di accomodazione (PPA), e non è altro che il punto più vicino dove il soggetto vede a fuoco un oggetto.
Per convenzione quando l’ampiezza accomodativa è inferiore a 4D, cioè il PPA è oltre 40 cm, il soggetto si definisce presbite. (2)

In sostanza, la presbiopia non è un difetto di refrazione, bensì è un fenomeno fisiologico progressivo al quale ogni individuo va incontro con l’avanzare dell’età, a prescindere dal difetto visivo di partenza.

Come si corregge la presbiopia?
Abbiamo detto che la presbiopia è la conseguenza della mancata capacità del cristallino di aumentare il proprio potere diottrico, al fine di mettere a fuoco oggetti posti a distanza ravvicinata.

In virtù di ciò, dobbiamo affidare ad un mezzo esterno il lavoro che il cristallino non riesce più a svolgere, aggiungendo al difetto refrattivo da lontano (se presente) una lente positiva. Così facendo aumentiamo il potere del sistema ottico formato dall’occhio più la correzione di base. Chiaramente questa compensazione è necessaria solo per guardare a distanza ravvicinata.

È importante sottolineare che il potere della lente di compensazione della presbiopia dipende dalla distanza alla quale si necessita utilizzarla: più si accorcia la distanza di lavoro, più deve aumentare il potere della lente. Ad esempio, svolgere un’attività al computer richiede una lente di potere più basso rispetto a quella che occorre per la lettura di un libro.

I mezzi per correggere la presbiopia sono gli occhiali o le lenti a contatto.

Per quanto riguarda gli occhiali, esistono diverse soluzioni per la compensazione della presbiopia.

La più semplice è quella delle lenti monofocali, cioè lenti che correggono la presbiopia a distanza fissa. La scelta del potere della lente dipende dalle esigenze del portatore e dalla distanza alla quale ha necessità di vedere bene.

Esistono poi le lenti multifocali o progressive, che permettono una visione nitida a tutte le distanze. All’occorrenza, basterà abbassare solo lo sguardo per vedere da vicino.

Una particolare citazione meritano le lenti office, pensate per il lavoro da ufficio: geometricamente parlando sono delle lenti multifocali, in quanto hanno una variazione di potere, e permettono una visione nitida limitatamente allo spazio di una scrivania, per cui compensano la presbiopia dalla distanza del computer a quella della lettura di un libro.

Per quanto riguarda le lenti a contatto, due sono le principali tecniche utilizzate per i presbiti (5):

la monovisione, che consiste nel correggere un occhio per lontano, se presente una ametropia di base, e uno per vicino, cioè con la gradazione necessaria per la compensazione della presbiopia;

le lenti a contatto multifocali, che correggono simultaneamente sia l’ametropia da lontano che la presbiopia, proiettando sulla retina più immagini.

Ognuno di questi metodi di compensazione ha il suo punto di forza rispetto agli altri, pertanto si rende necessario il confronto con l’optometrista per individuare il metodo di compensazione più adatto alle esigenze di vita del presbite. Non è detto, perciò, che lo stesso metodo sia valido in più situazioni: il presbite, di solito, ricorre a soluzioni diverse in base all’attività che vuole svolgere.

Fonti:

Treccani. Vocabolario. [Online] http://www.treccani.it/vocabolario/presbiopia/.
Anto Rossetti, Pietro Gheller. Manuale di optometria e contattologia.
Eric P. Widmaier, Hershel Raff, Kevin T. Strang. Fisiologia.
Gianmario Reverdy, Valerio Spada. Refrazione, Metodi e strumenti per un esame visivo di base.
Luigi Lupelli, Robert Fletcher, Angela L. Rossi. Contattologia: una guida clinica.

Maria Pia Mazzoni
 Maria Pia Mazzoni
Optometrista
mariapia.mazzoni@aloeo.it